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LA PUBBLICITA’

ALLARME

Timothy Garton Ash noto professore e saggista britannico, citando Karl Marx e le difficoltà che il capitalismo avrebbe incontrato per reperire i consumatori, ha scritto: “ la genialità del capitalismo moderno è che non solo esso mette a disposizione dei consumatori quello che loro vogliono, ma arriva addirittura a far si che siano essi stessi a volere quello che il capitalismo gli vuole vendere”

Ha ragione. Ma ora siamo INVASI da una continua inarrestabile PUBBLICITA’.

Che sta rovinando il nostro futuro.

Nelle nostre case, nelle strade, nelle piazze: anche nel lavoro e nel nostro tempo libero subiamo una vera e propria… persecuzione pubblicitaria.

Con tutti gli spazi disponibili governati da Sky stracolmi di PUBBLICITA’.

Con il controllo di programmi sportivi e proposte/ricatti di nuovi abbonamenti. Contro leggi e regolamenti italiani ed europei che disciplinano la materia, che  consentono la pubblicità solo per 10 minuti ma dopo un’ora di programmazione.

Con annunci pubblicitari, come quelli di “poltrone e sofà”, prezzo sconosciuto che dura da molti anni.

Con sollecitazioni all’acquisto di nuove auto, delle quali l’Italia detiene il primato con  35 milioni, più della Germania. Con un miliardo e duecento milioni di auto circolanti nel mondo, che nel 2050 secondo stime attendibili saranno cinque miliardi.

Pubblicità che abbonda per altri prodotti inquinanti, causa del continuo aggravarsi degli equilibri atmosferici che arrecano danni  irreparabili al nostro paese e al mondo. Con la morte di tante persone ed eventi distruttivi di intere comunità.

La pubblicità sarebbe anche utile alla promozione di qualsiasi prodotto ma se fatta nel rispetto delle regole (anche di quelle morali) perché consente la conoscenza di quello che produce il mercato e dei nuovi prodotti in vendita: per essere informati, per poterli scegliere e liberamente acquistare.

Mentre l’eccesso di pubblicità causa aumento dei prezzi e qualcuno deve pagarne il costo. E porta a spreco di tempo da dedicare al sapere e alla conoscenza.

A chi sostiene che la pubblicità fa crescere la produzione e quindi tutta l’economia si dovrebbe rispondere: si, purché la crescita avvenga nell’interesse di tutti. Mentre ora  ci sono bisogni solo “indotti” da una pubblicità ingannevole.

Come quella che interrompe in modo ossessivo la visione dei programmi della Rai, con offerte di prestiti. Efficace, secondo l’Associazione consumatori di Roma, e rovinosa per molte famiglie, indebitate di circa 24 mila euro ed esposte all’usura per acquisti non indispensabili.

Da condividere, dunque, quanto ha detto l’ex presidente del Consiglio dei ministri Gentiloni a proposito della pubblicità nelle reti Rai. “La TV pubblica dovrebbe fare attenzione ad un eccesso di bulimia nella pubblicità.

Anzi, secondo me, la pubblicità dovrebbe essere seriamente controllata, ridotta e perfino bandita dalle emittenti pubbliche.

 

Roma, 1 luglio 2019 (revisione del testo di ottobre 2018)

 

GiRi

 

LEGALITA’ e servizio sociale

Con il mio editoriale “Oltre la crisi” pubblicato nel numero 3/2011 della rivista “Rassegna di Servizio Sociale” dell’Eiss sostenevo, tra l’altro, che per una vera ripresa del nostro paese sarebbe necessario diffondere la cultura della legalità, “contrastando con forza, con norme intransigenti, ogni forma di corruzione”.

Processo non facile ma, a mio parere, possibile solo se si riesce a disseminare e coltivare la cultura della legalità, legando in un piano comune e condiviso le politiche sociali degli enti locali e del libero associazionismo con nuovi insegnamenti, impartiti in tutte le scuole pubbliche e private, che abbiano a fondamento una moderna cultura civica e sociale.

Una cultura incentrata sulla conoscenza ed il pieno rispetto delle leggi che regolano la nostra convivenza civile; a partire da quelle che disciplinano la vita nelle stesse scuole, e poi nelle strade, nelle famiglie, nella vita economica e nella più vasta società civile. Insomma si dovrebbe dar vita ad una autentica rivoluzione della cultura e dei costumi fondata sulla uguaglianza di tutti davanti alle leggi e sulla loro puntuale osservanza a partire dal doveroso pagamento delle tasse da parte di tutti, fondamento di una vera giustizia economica e sociale.

Ma, purtroppo, sono sotto i nostri occhi ogni giorno comportamenti difformi dalle più elementari regole di convivenza civile. Le nostre scuole, come le strade, le piazze, i muri, i giardini, i mezzi di trasporto, tutto è davvero maltrattato e trascurato. Assistiamo impotenti ad un inarrestabile crescita di comportamenti illeciti da parte di amministratori pubblici e privati e al diffondersi di ogni forma di illegalità.

Una volta questa nostra maleducazione veniva attribuita al cosiddetto “familismo amorale” teorizzato da Edward C. Banfield: vale solo quello che interessa la mia famiglia.

Ora forse si dovrebbe parlare di “personalismo amorale”: conta solo il mio personale interesse.

Al contrario si dovrebbe evocare un “personalismo comunitario” come quello delineato da Jacques Maritain: conta la persona, integrata con la sua famiglia nella propria comunità ed impegnata alla sua armonica crescita, con forti sentimenti di appartenenza allo Stato.

Perché lo Stato siamo noi.

Spirito comunitario, rispetto delle regole, valore della legalità dovrebbero essere parte essenziale dei piani formativi della nostra scuola con il diretto coinvolgimento degli insegnanti e delle famiglie. Cominciando con l’insegnare, tutti insieme, il rispetto delle più piccole regole di civile educazione.

Dovremmo convincerci tutti che i nostri bambini debbono imparare sin dalle scuole dell’infanzia a mettere in tasca l’involucro della caramella mangiata per poi buttarlo nel contenitore della carta. Debbono saper rispettare tutte le regole di civile comportamento, comprendendone ed accettandone il perché, condividendole con i propri compagni ed isolando chi non lo fa, anche per consentirne il pronto recupero.

Solo allora avremo compiuto tutti un decisivo passo avanti verso una nuova società costruita sulla legalità.

Sono pronti i nostri enti locali, con le libere associazioni le scuole e le famiglie, ad affrontare una simile eccezionale impresa?

Sappiamo bene che non lo sono. Forse non lo saranno mai se non si prova a disegnare un piano nazionale condiviso che leghi insieme politiche locali, attività scolastiche, libero associazionismo con una nuova forma di presenza del servizio sociale.

Come già è stato fatto nel campo della giustizia dove il servizio sociale è presente per dare risposte anche a gravi problemi quali quello della devianza minorile, dell’affollamento nelle carceri e delle misure alternative alla detenzione. Servizio in crisi di organici mentre dovrebbe essere rilanciato.

Come sarebbe, ma solo nominalmente, nel campo della assistenza sanitaria con le Unità Sociali e Sanitarie Locali -Ussl-, divenute arbitrariamente -Asl- Aziende sanitarie locali, dove purtroppo si da spazio adeguato solo al sanitario, mentre il previsto processo di integrazione tra il sociale ed il sanitario è ancora incompiuto e non vi risulta ben definita la presenza del servizio sociale.

Dove, solo per fare un esempio, non sono state raccolte e messe in pratica le indicazioni sulla necessità di una prevenzione del fenomeno della obesità giovanile, come è stato ben evidenziato con una importante ricerca compiuta dall’Eiss con il Ministero della Salute, che chiama in causa gli insegnanti e le famiglie insieme ai servizi sanitari e sociali operanti nelle Ussl.

A livello territoriale attualmente il servizio e gli assistenti sociali sono presenti solo nei Comuni, in parte affiancati dal servizio di segretariato per le informazioni sociali, come previsto dalla legge n.328 del 2000. Ma si tratta di un servizio diretto ad assistere persone e famiglie in difficoltà.

Solo eccezionalmente si occupa di minori, scuola e associazionismo mentre bisognerebbe dar vita a precisi programmi che ne prevedano la presenza, a partire dalle scuole primarie, per affiancare gli insegnanti nei rapporti scuola- famiglia- società, comprendenti anche l’orientamento scolastico-professionale per il quale il servizio sociale Eiss con il Formez ha in un recente passato realizzato significative, utili e anticipatrici esperienze in un Distretto scolastico della Calabria.

Sappiamo bene che l’ idea di un nuovo servizio sociale scolastico, se condivisa, dovrà essere prima valutata con attenta riflessione da parte di tutto il servizio sociale italiano, dovrà essere sostenuta da apposite ricerche e da programmi sperimentali che consentano poi, con apposite leggi, di avviarne la graduale attuazione.

Ma è proprio questo il nostro augurio.